Se il bambino vuole dormire nel lettone: il co-sleeping
Dormire nel lettone tutti insieme (co-sleeping) può diventare una vera e propria abitudine difficile da sradicare. Ma quando bisogna preoccuparsi?
Dormire nel lettone di mamma e papà è una realtà molto diffusa che procura spesso difficoltà nei genitori, i quali si ritrovano a chiedere aiuto disperati ed impotenti, dopo ore e ore di sonno perse.
A volte non sono solo i piccoli di casa a intrufolarsi nel letto, ma anche i bambini più grandi, di 9-10 anni. Questo alla lunga finisce col diventare un problema per tutta la famiglia.
Si stima che la presenza di un figlio nel lettone sia tra le cause più frequenti di insonnia e disturbi del sonno, così come della scarsa qualità della vita di coppia.
Se è normale e fisiologico che un neonato trascorra del tempo nel lettone, tra le braccia dei suoi genitori, potrebbe invece non esserlo in età pre-scolare o scolare, quando è necessario che il bambino inizi a costruire la sua autonomia.
Dormire nel lettone fa sempre bene?
In alcune situazioni è uno dei due genitori, in genere la madre, a incentivare che il figlio dorma con lei, soprattutto quando il coniuge è assente per lavoro. Il bambino diventa una sorta di surrogato affettivo e in questo caso la richiesta di vicinanza fisica parte proprio dal genitore.
Sarà molto difficile in seguito far capire al bambino che quando il papà tornerà dovrà tornare a dormire nella sua cameretta: per il bambino il messaggio potrebbe essere letto come un rifiuto, se non come un tradimento “preferisci papà a me“.
Altre volte invece si tratta di una scelta condivisa da parte di entrambi i genitori, generalmente quando c’è una crisi di coppia latente. La presenza di un figlio è un escamotage all’intimità e mette al riparo dal confrontarsi apertamente su una sessualità del tutto assente.
Spesso il bambino ruba fisicamente il posto del papà che è costretto a migrare sul divano o nella cameretta del figlio. Il risultato è che la vita di coppia inizia lentamente a sgretolarsi, con la scusa che il figlio voglia stare vicino alla mamma.
Ma siamo certi che sia il figlio ad aver bisogno del lettone e che non siano i genitori ad aver bisogno di un terzo per allontanarsi?
Eccezioni alla regola
Diverse sono le situazioni in cui dormire nel lettone non è altro che una richiesta di coccole e vicinanza che un bambino può avanzare in particolari periodi della sua vita. Magari si stanno attraversando fasi delicate, ci sono preoccupazioni in famiglia o semplicemente il bambino è malato.
In questi casi è bene accogliere la sua presenza e dimostrargli che i genitori possono contenerlo ed aiutarlo. In genere questo basta per tranquillizzare il bambino, il quale spesso e volentieri dopo aver preso la sua dose di coccole è pronto per sgattaiolare nella sua stanzetta.
Autonomia o dipendenza?
Se dormire nel lettone è una costante, potrebbe essere compromessa l’autonomia del bambino favorendo al contrario una dipendenza eccessiva. Questo potrebbe creare difficoltà ogni volta che il bambino si ritroverà in contesti esterni, come le gite scolastiche o i campeggi estivi.
Inoltre accogliendo sempre le sue richieste senza comprendere i reali bisogni sottostanti può rivelarsi controproducente. Andremmo a privare il bambino di quelle piccole frustrazioni che invece gli saranno utili in seguito, per evitare che cresca con l’idea di aver diritto sempre a tutto.
Come comportarsi di fronte al co-sleeping
Ci deve essere da subito una chiarezza nella divisione degli spazi: la stanza di mamma e papà non è la stanza dei giochi, ma un luogo in cui si può stare ogni tanto e per un periodo di tempo definito.
Generalmente i bambini iniziano ad avanzare richieste sistematiche di dormire nel lettone intorno ai 3 anni, ma è bene essere alleati e fermi nel non lasciarsi lusingare. Il bambino deve comprendere che mamma e papà hanno bisogno dei loro spazi e che questo non andrà a compromettere il legame con loro.
Questa distinzione tra piano coniugale e piano genitoriale deve essere chiara anche agli stessi genitori, i quali spesso sacrificano la vita di coppia in nome della genitorialità. La sessualità e i momenti di coppia andrebbero infatti salvaguardati con cura per evitare che col tempo si diventi sempre più estranei.
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