Superare un aborto: come affrontare la perdita di un figlio mai nato
Superare un aborto richiede sempre un suo tempo di elaborazione. Parlarne apertamente con il proprio compagno e vivere il senso della perdita aiuta a risanare questa spiacevole ferita.
Può capitare che una donna, nel corso della sua età fertile, debba fare i conti con la brutta esperienza di superare un aborto. Questa perdita viene vissuta in maniera differente da donna a donna. Molto dipende dalla settimana di gestazione, dalle aspettative in corso, dalla storia personale e di coppia.
A volte l’aborto rimane come unico evento nella vita, altre volte si aggiunge ad altri episodi precedenti. Anche questo influisce in maniera pesante sulle conseguenze psicologiche dell’aborto.
Subito dopo un aborto spontaneo, tutte le gioie legate alla scoperta della gravidanza, i desideri e le fantasie vissute insieme al proprio partner, vengono di colpo spazzate via.
Ogni aborto necessita di un momento di contenimento e richiede un suo tempo di elaborazione del lutto.
Abortire è un’esperienza fisica ed emotiva molto intensa, che rimette in gioco le precedenti esperienze con il senso di perdita e con l’idea di maternità.
Superare un aborto: emozioni e conseguenze psicologiche
Sono tanti i sentimenti che salgono a galla tutti insieme e che possono portare la donna a vivere un periodo di shock e di distacco dal mondo circostante.
Quali sono le emozioni che si attraversano prima di superare un aborto?
- Prima sopraggiunge l’incredulità: di fronte alla vista del sangue o quando in ospedale non si rilevano i battiti del bambino, si tenta sempre di negare. La prima risposta istantanea è quella di non voler credere alla peggiore delle ipotesi.
- Subito dopo emergono il senso di colpa e la vergogna per non essere state “abbastanza forti” e in grado di generare una nuova vita.
- Si può sperimentare l’angoscia di aver perso una parte di sè e della coppia. In questo senso, lo svuotamento fisico dell’aborto diventa proprio la metafora di un abbandono reale.
- E ancora la paura di non poter essere madre e di non godere dell’esperienza di diventare genitore, insieme alla tristezza e alla rabbia, emozioni tipiche del lutto.
Tutte queste emozioni si accavallano e complicano la quotidianità. Spesso il tenere nascosto l’evento contribuisce ad amplificare il dolore. Quando difatti la sofferenza non viene condivisa, risulta difficile dover fingere che tutto vada bene.
In alcuni casi, quando la mamma riceve poco sostegno, potrebbe svilupparsi anche una depressione post aborto.
Come superare un aborto negli ultimi mesi della gravidanza
Quando la perdita avviene negli ultimi mesi della gravidanza, l’atto stesso di far nascere un bambino privo di vita diventa un momento straziante. Vita e morte si contrappongono, creando un misto di emozioni contrastanti e difficili da digerire.
Alcune mamme scelgono di non vedere il bambino, a volte su consiglio di qualche familiare. Questa si rivela col tempo una scelta pericolosa: il non poter dare un volto a quel figlio allevato dentro di sè renderà più difficile elaborare la perdita.
È meglio stringere tra le braccia quel bambino, dargli un nome e darsi un tempo per congedarsi da lui. Anche il rito della sepoltura diventa fondamentale per creare un luogo del ricordo e della memoria, restituendo dignità ad un percorso di vita.
Purtroppo nelle settimane seguenti il corpo della madre continuerà a comportarsi secondo i ritmi della natura, per cui ad esempio produrrà del latte. Questo genera spesso rabbia e incapacità di rassegnazione, desiderio di trovare una spiegazione o un colpevole contro cui urlare.
Come riprendersi da un aborto?
La tristezza dopo un aborto è del tutto normale. Cercare di soffocare le emozioni per non far preoccupare il partner non servirà a nulla. Quel tappo che mettiamo sul nostro dolore prima o poi esploderà.
Bisogna darsi il tempo di vivere questo periodo di lutto. Servirà per tornare a credere nella possibilità di generare vita, liberandosi di angosce e paure che altrimenti resteranno intrappolate dentro di sè.
Si soffre perchè si sta vivendo un evento innaturale: in genere sono i genitori che vanno via per primi. L’aborto è un processo che va contro natura.
Il ruolo di partner e familiari
Le persone intorno potrebbero fare fatica a comprendere tutto questo dolore. Non vedono le aspettative, i sogni e i desideri che sono state riposte su quel bambino mai nato.
Generalmente sono proprio gli aborti nelle prime settimane a restare più inascoltati. Quando invece si va avanti con la gravidanza, la presenza stessa del pancione e la vitalità dei calci del bambino rendono più comprensibile il dolore.
Di certo la sofferenza è proporzionale anche alla durata della gravidanza. Perdere un figlio a pochi mesi dal parto è completamente diverso da un aborto vissuto nelle prime settimane. Questo però non significa che nel secondo caso non ci si debba concedere uno spazio per elaborare i propri sentimenti.
Il sostegno del partner e dei familiari è davvero importante. Parlare delle proprie emozioni, lasciarsi andare al pianto e alla tristezza, decidere di ricordare insieme quei momenti non è una forma di masochismo, come molti credono.
Tutto questo fa parte del processo di elaborazione del lutto: condividere e dar voce al dolore è un mezzo di cura per andare avanti.
Se ci sono dei figli, è bene informarli dell’accaduto, utilizzando parole semplici e comprensibili.
Purtroppo a volte gravi eventi come questi dividono la coppia, che non riesce a trovare un momento di condivisione per elaborare i propri vissuti.
Per tale motivo potrebbe essere importante incontrare uno psicologo e farsi aiutare a superare questo doloroso evento e cercare di recuperare risorse per andare avanti.
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