Omosessualità di un figlio: come affrontarla?
Affrontare l’omosessualità di un figlio è sempre un argomento scottante. Tanti genitori ancora oggi vanno alla ricerca delle cause chiedendosi perchè si è omosessuali. Ma è davvero questo l’atteggiamento giusto?
Omosessualità e malattia purtroppo è un binomio che viene ancora utilizzato da molti, frutto di un retaggio culturale che tende a considerare come patologico qualsiasi comportamento che si discosti dalla media.
L’omosessualità è una malattia?
Nonostante l’omosessualità sia stata eliminata da decenni dall’elenco delle malattie e dei disturbi mentali, l’omofobia ovvero il pregiudizio e l’odio contro i gay, continua a dilagare nella nostra società.
A volte la stessa famiglia manifesta atteggiamenti dichiaratamente omofobi, portando il giovane adolescente a vivere con terrore il momento del coming out.
Durante l’adolescenza, il ragazzo vive in una condizione di confusione e di incertezza, espressa tipicamente sotto forma di contestazioni e atti di ribellione.
È questa la fase in cui si viene a consolidare la propria identità di genere, ovvero il sentirsi uomo piuttosto che donna. Se questi processi possono risultare impegnativi per un ragazzo con orientamento eterosessuale, il tutto sarà amplificato per un ragazzo che scopre di essere gay.
Una volta raggiunta la consapevolezza del proprio orientamento sessuale, uno dei primi problemi che si troverà ad affrontare un giovane omosessuale sarà quello legato alla possibilità di condividere quest’aspetto con i familiari e con il mondo esterno.
Omosessualità e coming out: dubbi e paure
Intorno alla scelta o meno di fare coming out ruotano una serie di fantasie e pregiudizi che vanno dal terrore di deludere i propri genitori al timore di perdere il loro affetto.
Spesso queste paure portano alla costruzione di un segreto indicibile che finisce con il creare distanze incolmabili tra sè e la famiglia.
Generalmente l’adolescente omosessuale mette in atto diverse strategie per evitare di esporsi, dal trasferimento in un’altra città alla chiusura comunicativa.
In altri casi invece inizia a sondare il terreno rispetto al tema dell’omosessualità. Non è raro che lasci trapelare il segreto con delle tracce lasciate “casualmente” per casa.
Le reazioni della famiglia al coming out
Che cosa succede quando finalmente il ragazzo decide di esporsi con la sua famiglia rispetto alla propria omosessualità?
In prima battuta i familiari generalmente sono disorientati. Nella maggioranza dei casi avranno bisogno di fare i conti con grossi quantitativi di rabbia.
Nonostante le ricerche abbiano da tempo smentito quelle teorie un po’ datate che tentavano di rintracciare la causa dell’omosessualità negli atteggiamenti genitoriali, queste convinzioni sono rimaste radicate a livello sociale.
Il genitore inizierà a sentirsi in colpa rimuginando sul proprio ruolo. Inizia una sorta di percorso inverosimile alla ricerca di scelte educative che abbiano potuto favorire l’omosessualità.
In alcuni casi inizierà un vero e proprio sabotaggio dell’orientamento sessuale, con tentativi più o meno subdoli di “curare” un aspetto dell’identità che in realtà non è malato, ma solo diverso.
Alcuni proporranno un lungo iter tra psicologi e psichiatri, altri combineranno incontri con coetanei del sesso opposto. Purtroppo ci saranno anche genitori che arriveranno ai ricatti emotivi “se non la smetti, non ti considererò più mio figlio/a“.
È come se si sviluppasse una fantasia magica relativa all’idea di poter riparare qualcosa che per loro è sbagliato. In realtà dietro questa rabbia si nascondono paure più profonde legate all’accettazione di un figlio diverso da quello idealizzato.
I familiari temono per le difficoltà che il giovane incontrerà a livello sociale. Non sanno se potrà mai garantirsi una stabilità affettiva, costruire una famiglia, donare loro dei nipotini.
A fatica si troveranno a superare il pregiudizio dilagante rispetto al maggior rischio di contrarre malattie infettive.
L’importanza di chiedere aiuto
In questa situazione non sono solo i genitori a restare bloccati su posizioni rigide, ma anche gli stessi figli.
La famiglia nel complesso vivrà in una condizione di stallo, spaventata dal futuro. È come se tutti si basassero più sulle fantasie future che sul presente, negandosi la possibilità di comprendere quanto stia accadendo.
Fin quando gli stereotipi culturali impediranno ai genitori di riconoscere e riscoprire la persona che hanno di fronte, sarà molto difficile trovare un punto d’incontro.
In questo potrebbe essere molto utile affrontare un percorso con l’aiuto di uno psicologo, dove i bisogni emotivi di ciascuno vengano messi a nudo.
Solo in questo modo si potrà costruire insieme un progetto esistenziale diverso, in cui poter far spazio anche all’omosessualità del proprio figlio.
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