La paura di impegnarsi: uomini e papà in fuga

La paura di impegnarsi è alla base di molte rotture premature, una piaga che lascia dietro di sé cuori infranti, mutui da pagare e figli da accudire.

Cosa si nasconde dietro la paura di impegnarsi in una relazione? Generalmente sono le donne a lamentare nell’uomo la paura di impegnarsi, ma non è detto che questo aspetto non possa presentarsi anche nel gentil sesso.

Ci sono persone che temono v   l’idea della stabilità affettiva e preferiscono vivere la loro vita saltando da un flirt all’altro, senza coltivare legami profondi.

A volte ci provano, vanno a convivere, mettono su famiglia, ma da lì a poco sentono il richiamo della libertà.

Così fuggono, scompaiono nel nulla, senza dare troppe spiegazioni e quando ci sono di mezzo i figli la loro assenza pesa più del solito.

Solo indagando a fondo sulle motivazioni che possono aver determinato quel comportamento si può sperare di comprendere l’altro e provare insieme a ricucire il rapporto.

Perché il tuo uomo potrebbe avere paura di impegnarsi?

Sono tanti i motivi che possono spingere un uomo ad avere paura di impegnarsi in una relazione.

Per quanto possa sembrare riprovevole, soprattutto quando questo produce una de-responsabilizzazione verso i propri figli, bisogna sempre cercare di andare oltre le apparenze.

Andare via e mollare tutto è da codardi, ma questo non significa che non ci sia una sofferenza anche dall’altra parte.

A modo suo, anche chi fugge è vittima delle sue scelte, del suo passato e delle credenze che lo hanno portato oggi a ritenere di non avere alternative alla fuga.

Questa non è una giustificazione, perché ognuno di noi ha il potere di scegliere, ma per qualcuno questa scelta potrebbe sembrare non così ovvia e chiara.

La paura di impegnarsi: figli senza padri

La paura di impegnarsi produce conseguenze inevitabili anche sui bambini. Quando si lasciano dei figli, spesso anche molto piccoli, la sofferenza a cui è esposta l’intera famiglia cresce a dismisura.

I bambini hanno un modo tutto loro per spiegare assenze improvvise e distanze incolmabili. Se non si è chiari da subito, potrebbero costruire delle versioni inverosimili della storia arrivando a colpevolizzarsi di quanto accaduto.

I meccanismi sono gli stessi di quelli che si verificano in seguito ad una separazione coniugale. In entrambi i casi, il bambino percepisce solo un aspetto: il vuoto paterno.

Non riesce a dare un nome a questo vuoto, non riesce a definirlo e a comprenderlo, compatibilmente con il livello del suo sviluppo.

Sa solo che il suo papà non c’è più, che l’ha abbandonato, che la sua mamma piange tutti i giorni chiusa nel bagno e che quel telefono non squilla mai. Un bambino non potrà mai capire la difficoltà e la paura di impegnarsi di suo padre.

A lui non importa nulla di tutto questo, ma ha diritto ad ascoltare una versione dei fatti, ha diritto di sapere che quanto accaduto non dipende in alcun modo dalla sua persona.

In queste situazioni molto delicate sarebbe opportuno salvaguardare quantomeno la genitorialità.

La coppia può ritagliarsi uno spazio per considerare la possibilità di rilanciare il proprio rapporto, ma se lasciare il partner è un diritto inequivocabile, non è propriamente così quando si tratta di valutare o meno la propria responsabilità genitoriale.

Padri in fuga: una lettura utile

Questo articolo non ha la pretesa di esaurire la vastità dell’argomento, per avere una panoramica più ampia sulla psicologia maschile nelle relazioni ti consiglio l’ebook “Gli uomini amano poco. Amore, coppia, dipendenza” del collega Enrico Maria Secci.

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