Il mio bambino ha un amico immaginario

L’amico immaginario, compagno di viaggio di molti bambini. Quanto ne sai su questo argomento?

L‘amico immaginario spaventa sempre un po’ i genitori, i quali a volte arrivano a chiedere aiuto allo psicologo, come ha fatto un giorno una mia paziente, parlando del figlioletto di soli 4 anni. Ma chi è l’amico immaginario e come si intrufola nelle nostre case?

Nei bambini dai 3 anni in poi è molto comune la presenza di un amico immaginario. L’amico immaginario è frutto della fantasia ingegnosa dei bambini: alcuni scelgono una persona in “carne e ossa”, altri un personaggio fiabesco, altri ancora un animale.

A volte queste presenze invisibili accompagnano i bambini per qualche anno, diventando veri e propri componenti della famiglia.

I bambini sanno descriverne tratti fisici e caratteriali e si perdono nel raccontare ogni dettaglio. Spesso li osserviamo discutere e ridere guardando nel vuoto, altre volte li sentiamo litigare animatamente: non c’è nulla di preoccupante, il bambino sta solo sfruttando a pieno la sua creatività.

Secondo i risultati di alcune ricerche, quasi tutti i bambini pur sperimentando un contatto pieno con il loro amico immaginario, sono coscienti del fatto che sia frutto della loro fantasia.

Una volta entrati nel mondo della scuola, generalmente abbandonano il loro compagno invisibile in maniera del tutto spontanea.

A cosa serve l’amico immaginario?

Avere un amico immaginario non significa necessariamente che il bambino si senta solo.

Nonostante in alcuni casi la sua presenza possa essere rassicurante, soprattutto nei momenti di difficoltà o di forte stress, questa presenza invisibile stimola il bambino a prendersi cura di qualcun altro, a sperimentarsi nei nuovi contesti e a mettersi alla prova.

Il compagno immaginario diventa uno strumento utilizzato dal bambino per comunicare indirettamente le sue paure, le preoccupazioni ma anche i suoi desideri e gli interessi (“Il Signor Pantofola ha paura del buio, lascia la luce accesa sennò non riesce a dormire”).

In altre situazioni diventa un alibi per non fare qualcosa, come non mangiare o non andare a letto (“Il Signor Pantofola ora ha mal di pancia non può venire a tavola con noi e io non posso lasciarlo solo“).

Amico immaginario: istruzioni per l’uso

Se tuo figlio ti presenta il suo amico immaginario, non allarmarti e insospettirti, ma pensa che avrai l’opportunità di conoscere meglio il tuo bambino.

Cerca di relazionarti con questo amichetto invisibile come se esistesse davvero: passando attraverso questo “mediatore” potrai comunicare indirettamente con tuo figlio e quindi rassicurarlo se ha paura del buio o convincerlo a venire a cena.

Tuttavia ci sono alcuni segnali che devono essere presi in considerazione: presta attenzione se noti un eccessivo isolamento, accompagnato al rifiuto di relazionarsi con i coetanei, e se l’amico immaginario non scompare dopo i 9/10 anni.

In questi casi potresti valutare la necessità di chiedere aiuto ad uno psicologo per capire come intervenire nel modo più opportuno.

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